Uff… Odore di casa, va’.

Che qua è meglio in fondo e non devi star lì a chiederti se già hai superato i 320 caratteri. E soprattutto non c’è il pollice alzato con sotto scritto “mi piace” e tu che come un coglione stai lì a sperare che la fandonia che hai scritto piaccia ad almeno cinque dei tuoi amici, così poi vai in home page e tutti ti battono le mani. Lo faccio apposta a scrivere con la sintassi sbagliata, fa molto più casa. Oggi è il nove dicembre. Di che anno scusa? Ah, ma dài.. 2010? Saranno almeno tre anni che non scrivo niente. In realtà nella mia testa, e solo in quella, ho iniziato una ventina di romanzi. Nessuno andava oltre il terzo capitolo, ma tutti avevano una fine clamorosa. Ieri per esempio ho scritto “Green Starlight Christmas” immaginando che questo sia il Natale dei miracoli. E’ merito del cinese dietro casa mia, e delle sue lucine sbagliate. Tempo fa mi sarei arrabbiata moltissimo ma quest’anno l’ho preso come un segno. Gli avevo detto “blu”. Le voglio “blu”, le lucine, “azzurre” anzi. Ci devo fare l’albero romantico per lo studio nuovo, in cui ho aperto 7 web radio che non ho idea come pagherò perchè per aprirle mi sono dovuta licenziare. La cosa delle web radio non l’ha capita, e vabbè, lì ci potevo pure stare. Anche il fatto che sono senza lavoro con i debiti fino al collo e il fisco presto inizierà a darmi la caccia, anche quello non l’ha capito. Avrei voluto spiegargli che forse passerò il Natale a fare la cameriera, anche se faccio la figa con 7 radio e quindi sono 7 volte cretina. Poi gli avrei detto che magari la notte di Natale mentre servirò ai tavoli di un ristorante di Marsiglia, un uomo, con al faccia di Colin Firth, arriverà da Londra, tentando di parlare in Portoghese per salvarmi da una vita fatta di stenti, ma lui “Love Actually” non l’aveva visto, e quindi la battuta non gli sarebbe sembrata divertente. A quel punto l’unica cosa che davvero speravo capisse era: “blu”. Mi sono anche fidata, non gliele ho fatte accendere. Sono tornata verso lo studio con in una mano un ombrello perchè naturalmente pioveva, una mano le lucine, in un’altra l’albero, in un’altra ancora i documenti da portare al commericialista e nell’ultima le bollette da pagare che avrei gettato nel primo cassonetto per la carta a disposizione. Quando sono arrivata in studio mi sono ricordata che in questi giorni di radio ne ho 8, perchè mi è sembrato il caso di farne una natalizia. Così l’ho accesa, e ho intonato “Joyful Joyful” con la voce di Dolly Parton (mentre le tette purtroppo sono rimaste le mie); ho disposto le decorazioni come ogni anno combinando le disposizioni feng-shui all’arte dell’origami e solo alla fine, come da tradizione ho attaccato la spina per accorgermi che… il mio albero di Natale 2010 è perfetto per illuminare il furgoncino dei panini, detto “Lo Zozzone”, fuori dai concerti hard rock. Verde Fluo. Più fluo che verde. In tutto simile alle aureole iridescenti da “figli dei fiori high-tech”, dette “starlight”. Mi sono molto spaventata perchè ricordavo di aver letto da qualche parte della velenosità del fluo, così ho cercato su Wiki-Spiegs e ho trovato questa avvertenza :
Uno degli effetti più evidenti dei fluoruri sul nostro organismo è quello sul sistema nervoso centrale. Diversi studi mostrano come ripetute dosi di quantità infinitesimali di fluoro possono ridurre nel tempo ogni forza individuale di resistere alla dominazione, con l’avvelenamento e la narcosi di una certa area del cervello, rendendo così l’individuo sottomesso alla volontà di quelli che desiderano governarlo.”
“Ah. Di nuovo? – ho detto ad alta voce – Sottomessa, narcotizzata e avvelenata nelle intenzioni? Giammai. Tornerò a riportare queste luci assassine prime che possano aggravare una già instabile condizione psicologica” . Immobile nel tentare di capire come potevo fare a toglierle improvvisando una partita a shangai tra le altre decorazioni, mi è apparso Peter Gabriel, bello angelico e pure un po’ incazzato che mi chiedeva di accendere la tv su Rai Due. E lì ho capito. I Cugini di Campagna, vestiti come Renato Zero che canta “Viva la Rai”, pettinati uno come Robert Plant e gli altri come Napo Orso Capo. Nel 2010. E subito dopo, lui, l’unico, il solo: Paolo Fox, in lacrime per aver confuso la Vergine con i Gemelli e aver rovinato l’oroscopo del giorno. Per poi concludere con una montagna di banane, portate in studio da quel conduttore di programmi bucolici a dimostrazione di quanto le banane facciano bene alla salute. Ho spento la Tv. Peter, vestito da fiore, ancora accanto a me ammiccava come se fossi vicina alla soluzione. Mi sono ricordata che volevo guardare “Chaos and Creation at Abbey Road”. L’ho visto. C’era Paul McCartney che suonava dei bicchieri, registrando su un revox per spiegare al pubblico come avevano fatto gli overdub di Sgt Pepper’s, facendo un esempio con Band on The Run. Un genio. E tutto mi è apparso chiaro.
Chaos and Creation.
La creazione è figlia del caos.
Non ci sarebbero state lucine migliori di queste completamente sbagliate, verdi fluo, per il magico momento di caos che sto vivendo. Straziante, terribile, da disperazione e pulsazioni accelerate. E poi al centro esatto del vortice la calma e il silenzio più assoluto. Attendo con ansia il monolite di 2001 Odissea nello Spazio.
(E che Peter Gabriel si tolga dai piedi perchè inizio a preoccuparmi.). Buone feste.

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